Rimetto ordine negli appunti del viaggio in Portogallo appena finito. Non ho la presunzione di aver capito l'anima di un popolo in una settimana. Per far questo bisognerebbe mettere radici.
| Protesta a Lisbona davanti al Parlamento |
Il Portogallo, terra più occidentale d'Europa, oggi ne è il parente povero. Impero divenuto periferia; terra dalla bellezza languida e sensuale; fatalismo di un popolo atlantico, ma nelle cui vene scorre sangue mediterraneo.
Democrazia giovane e instabile, oggi fa parte di quel gruppo di nazioni che i tecnocrati dell'Europa anglosassone hanno definito Pigs, maiali, e a cui stanno imponendo condizioni di vita durissime. Nelle prime pagine dei quotidiani portoghesi di questi giorni, campeggiavano le ultime, insopportabili, richieste della Troika composta da FMI, Commissione Europea e BCE: riduzione dei salari e settimana lavorativa di sei giorni come per la Grecia. In pratica, la schiavitù legalizzata.
Democrazia giovane e instabile, oggi fa parte di quel gruppo di nazioni che i tecnocrati dell'Europa anglosassone hanno definito Pigs, maiali, e a cui stanno imponendo condizioni di vita durissime. Nelle prime pagine dei quotidiani portoghesi di questi giorni, campeggiavano le ultime, insopportabili, richieste della Troika composta da FMI, Commissione Europea e BCE: riduzione dei salari e settimana lavorativa di sei giorni come per la Grecia. In pratica, la schiavitù legalizzata.
Comincio a pensare che questa crisi altro non sia che una vendetta dei tecnocrati, desiderosi di uniformare al proprio triste e grigio stile di vita, fatto di rigore e ascetismo razionale, le popolazioni dell'Europa del sud. Come se fossero invidiosi della dolcezza del loro clima e della loro convivialità. Difronte a questa politica di omologazione di tutti i popoli europei ad un unico modello, la parola d'ordine deve essere "Resistere, resistere, resistere!". Le uniche armi, veramente potenti, a disposizione sono la pigrizia e l'indolenza meridionali. Li sconfiggeremo.
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